Attualità e Testimonianza con d.Giampietro 06/05/21

 

Dal Giornale di Vicenza del 4 maggio 2021

I Numeri sono l'unica bussola 


di Gian Marco Mancassola

Si dice che i numeri non mentano. E di certo non hanno mai mentito in questa storia che è la pandemia e che non può essere raccontata senza i numeri: non solo il rapporto tra contagiati, ricoverati e deceduti è sempre stato regolato dai numeri, ma da quei numeri dipendono anche la nostra libertà di movimento o il diritto di lavorare, la possibilità di bere un caffè al bar o di fare visita a un parente in ospedale o in casa di riposo. 

Per il virus la matematica non è mai stata un opinione, le parole stanno a zero, contano solo gli indicatori e gli algoritmi: sono questi i pennelli che stanno colorando le nostre esistenze di giallo, arancione e rosso. «Nel contagio -scrive Paolo Giordano- l'informazione trasparente è una profilassi essenziale». Piu siamo informati e più il nostro comportanmento sarà prudente. Suona quasi come un'ovvietà, eppure a distanza di quindici mesi dall'esplosione di questa guerra, continuano a mancare numeri essenziali che ci descrivano il rischio che corriamo nel contesto in cui viviamo, lavoriamo, studiamo. Quei numeri sono informazioni di cui non dovremmo mai fare a meno, soprattutto in un regime di libertà vigilata come quello in cui siamo costretti tuttora. L'ho scritto nei mesi scorsi e lo riscrivo ora, poiché le cose non sono cambiate di una virgola: dovrei informare per professione, eppure non conosco con la precisione necessaria la diffusione del contagio a Vicenza, la città in cui vivo e lavoro. Non so quanti siano i casi positivi, se siano in aumento o in diminuzione, se siano più concentrati a est o a ovest. Non so a che punto sia la notte.

E questa è la condizione di quasi tutti i vicentini che dimorano nei Comuni dell'Ulss 8, dove salvo rari casi, è preclusa questa informazione dalla quale dipendono salute e malattia, a volte vita o morte. 
Ci manca uno strumento essenziale che solo i numeri possono offrire: una bussola per orientarci nella notte del contagio. Senza quella bussola navighiamo nel buio: è come se ci costringessero a camminare bendati, nella confusione di voci che urlano tutto e il contrario di tutto. In questa terra straniera che è la pandemia abbiamo bisogno di una mappa. Le coordinate di quella mappa sono i numeri: anche e soprattutto quelli di ogni Comune, per sapere cosa accade intorno a noi. La domanda è: perché ancora non abbiamo gli strumenti per navigare? Ovvero: qual è il principio che autorità sanitarie e sindaci considerano più alto e più forte del diritto di essere correttamente informati? Non certo la privacy: non si chiede di dire chi, ma quanti. Sin dalle prime apparizioni notturne dell'allora premier Giuseppe Conte, ci è stato chiesto di fidarci. Su quel patto di fiducia sono state costruite tutte le misure restrittive per contenere l'epidemia: senza quella fiducia non ci sarebbe stata l'obbedienza nelle terribili settimane del lockdown o lo zelo con cui a distanza di sei mesi continuiamo a osservare il precetto del coprifuoco notturmo. 

Ma quanto puó durare quel patto di fiducia cieca, di fiducia "bendata"? Spesso i sindaci si sono fatti scudo dietro il timore di seminare il panico i numeri del contagio. Se cosi fosse, anche dopo oltre un anno di pandemia, significherebbe che non si fidano dei loro stessi cittadini: chiedono fiducia, ma non ne danno. Da dove nasce questa difidenza? Dallo spauracchio di perdere consenso, di doversi confrontare e misurare con le realtà vicine, come se davvero ancora qualcuno credesse che in questa tempesta ci si possa salvare da soli? Accade cosi di ascoltare omelie e anatemi contro la movida o i barbecue, quando basterebbe accompagnare gli inviti alla prudenza con i numeri reali. Sarebbe servito per attenuare l'altalena tra aperture e chiusure dei mesi scorsi, serve anche ora che ci troviamo nella "Terra di mezzo", nel pieno della campagna di vaccinazione mentre si tenta lo scatto di reni della ripartenza anche se ancora l'infezione non si è placata.

Questo dovrebbero fare le aziende sanitarie e i sindaci, che si dotano di staff della comunicazione sempre più agguerriti per declinare dalle televisioni a Instagram ogni sospiro esalato nell'annunciare l'avvio della progettazione preliminare di un marciapiede, ma silenziano informazioni vitali che ci farebbero uscire prima da questo tunnel: dovrebbero pubblicare senza sosta su ogni spazio pubblico disponibile, dai siti web ai profili Facebook, dai pannelli lungo le strade alle bacheche dei municipi, i numeri dei contagiati e dei vaccinati, perché i primi possono dare impulso ai secondi, perché dai secondi dipendono i primi. La consapevolezza che ci si ammala ancora sgonfierebbe la sensazione di "tana liberi tutti" che circola con le patatine e le olive all'ora dell'aperitivo e spingerebbe gli indecisi a prenotare una doppia dose di Pfizer per trascorrere un'estate sicura. Non dovremmo avere paura dei numeri: dicono che non mentano mai.

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