“Che cosa cercate?” Messaggio Pasquale del Vescovo Giuliano
“Che cosa cercate?” Una domanda che Gesù rivolge anche a noi in questo nostro tempo travagliato eppure esaltante. All’inizio della sua missione Gesù la rivolse a dei giovani che avevano seguito un testimone straordinario come Giovanni Battista. Ma il Battista li invitò a mettersi al seguito di Gesù e volevano conoscere dove Gesù aveva stabilito la sua casa. Una domanda con la quale oggi Gesù interpella ragazzi, adolescenti e giovani che portano nel cuore grandi desideri e li esprimono in tante forme, anche disordinate.
“Chi cercate?” Ancora la stessa domanda, ma questa volta, Gesù la rivolge alle guardie che vanno ad arrestarlo mentre si trova con i suoi amici sul colle alberato di ulivi, luogo abituale di riposo e di preghiera. Una ricerca con intenzioni cattive, che attraversa tutti i tempi fino ai nostri giorni. Come è accaduto per il vescovo Rolando Alvarez e altri due preti in Nicaragua, arrestati e tuttora in carcere, accusati falsamente – come Gesù – di essere “sobillatori del popolo” e “cospiratori” con l’intenzione di minare l’integrità nazionale.
A quella domanda giunge ora una risposta sconvolgente. La incontriamo nel racconto dell’evangelista Matteo. Egli narra che nel mattino di pasqua le donne andarono al sepolcro dove era stato deposto il corpo morto di Gesù, martoriato dalla violenza degli uomini. Giunte sul luogo della sepoltura scoprono, con loro grande stupore, che la tomba era stata aperta e quel corpo che cercavano non c’era più. Ma presso la tomba stava un angelo (un giovane afferma il vangelo di Marco) vestito di bianco che rivolge a loro tre annunci. Innanzitutto: “non lasciatevi prendere dalla paura” di non trovare più quel corpo; inoltre “io so chi voi cercate: cercate Gesù il crocifisso”; ed infine: “non è qui: è risorto come lui stesso aveva detto”. Questo triplice annuncio sconvolge la vita di quelle donne che da intimorite iniziano a gioire e corrono subito ad annunciare ai loro amici quanto stanno vivendo; in un certo senso diventano pure loro degli angeli annunciatori di vita.
Questo straordinario annuncio, “non è qui: è risorto”, sarà rivolto anche a me e a tutti coloro che prenderanno parte all’incontro delle comunità cristiane nella notte e nel giorno di pasqua. C’è un gesto che esprime in modo mirabile questo annuncio. La notte di pasqua verrà acceso un cero in mezzo ad una assemblea che si trova nelle tenebre e come un grido che squarcia la notte risuoneranno queste parole: “Cristo luce del mondo”. Alla luce di quel cero ci sarà la possibilità di accendere anche le candele che ciascuno avrà con sé. Alla luce di Cristo potremo accendere la nostra vita e il buio della notte del mondo sarà rischiarato con una nuova luce moltiplicata anche grazie alla nostra partecipazione. Chi riceve Cristo luce del mondo può diventare lui pure luce che illumina la notte. Anche noi possiamo essere come quell’angelo vestito di bianco, capaci di sconvolgere la vita di fratelli e sorelle alla ricerca della vita e di una vita buona che solo il Signore risorto è in grado di offrirci.
L’augurio è che questa pasqua trasformi la nostra vita come è accaduto alle donne presso il sepolcro di Gesù. E risvegli in noi il desiderio di essere come quell’angelo, capaci di annuncio soprattutto verso i ragazzi e gli adolescenti che in questo tempo attendono una parola di speranza. Ragazzi segnati dalla fatica di accogliere la ferita della pandemia che li ha costretti e limitare le relazioni e gli affetti in tempo – come l’adolescenza – nel quale esplode il bisogno di sprigionare energie, stringere amicizie, avere ideali grandi, voler bene dal profondo del cuore: è la loro primavera. Noi dobbiamo permettere ai nostri adolescenti di riconoscere le fragilità che portano dentro e metterci in ascolto della loro interiorità. Ha scritto nei giorni scorsi la mamma di un adolescente: “I nostri figli, sono gli invisibili di quel mondo di mezzo a cui è stato quasi proibito manifestare il proprio disagio, chiedere aiuto inducendoti alla vergogna”. Quanta verità in queste parole! Se ci mettiamo in ascolto del mondo interiore dei nostri ragazzi e adolescenti, e condividiamo le loro ferite, allora saremo capaci anche dell’annuncio pasquale: non avere paura delle tue ferite. Gesù ha sofferto sulla croce per condividere con noi ogni forma di disagio, dolore interiore, fatica di vivere. Lui può liberarci dalle nostre oscurità e ci dona la possibilità di diventare pure noi luce per gli altri.
La pasqua di quest’anno doni luce e coraggio ai tanti “angeli” che accolgono e accompagnano ragazzi e adolescenti, spesso impauriti ma “cercatori” di qualcosa e di Qualcuno. “Angeli” che dedicano tempo come educatori, capi scout, animatori, catechisti, insegnanti, allenatori: non è tempo sprecato, al contrario è un tempo benedetto. Possano con pazienza stare accanto agli adolescenti e testimoniare con la loro vita: Cristo vive, Gesù è risorto dall’infermo della violenza ingiustamente subìta ed è capace di far risorgere anche noi.
Esprimo profonda gratitudine a tutti quei giovani che stanno diffondendo la pasqua di Gesù. Qualche giorno fa mi è stato donato un piccolo mosaico – che rappresenta i cinque pani e i due pesci – costruito da giovani che in Giordania a Madaba hanno condiviso alcune settimane con i rifugiati iracheni, fuggiti dalla guerra, avviando un progetto molto bello. Madaba è nota come la “città dei mosaici”. I giovani hanno ripreso quell’antica tradizione e tessera dopo tessera stanno cercando di ricostruire il proprio futuro pieno di speranza.
Cristo vive! Cristo è risorto! Auguri a tutti.
† vescovo Giuliano